giovedì 11 ottobre 2012

#Fashion: una borsa hula hoop per Karl. Ma Coco avrebbe approvato?

Il vantaggio dell'esistenza delle fashionblogger è che puoi essere aggiornata in tempo reale sulle sfilate della fashion week, senza muovere un passo dal tuo MacBook: minimo sforzo, massimo risultato.
Devo dire che non ho visto nulla di particolarmente esaltante in queste nuove collezioni, forse perchè ancora mi sto sforzando di settare la mente sul guardaroba invernale, figuriamoci pensare alla prossima estate.

C'è stato però un accessorio che non poteva non saltare all'occhio mio e di chiunque, viste le dimensioni: la borsa hula hoop proposta da Karl Lagerfeld per Chanel. 
Ecco il mio pensiero in proposito.



Il momento della sfilata è quello di certo più scenografico per ogni brand: avvolto dalla magia e dalla reverenza, ha, per me che me ne occupo, tantissime affinità con gli spettacoli teatrali. 
Sono quindi sempre stata più che entusiasta di ogni trovata eccentrica che sapesse catturare l'attenzione, non solo per quel che riguardava la location, le luci e gli allestimenti, ma anche nella collezione stessa.
Del resto, nessuna di noi va DAVVERO in giro con le pettinature delle modelle di certe passerelle, e tantissimi pezzi delle prime linee di questo e quell'altro brand sono adatti giusto per i red carpet di Hollywood e dintorni, non certo per andare a fare la spesa dietro l'angolo.
Perciò, quando il buon Karl Lagerfeld mi tira fuori la borsa di Chanel hula hoop, la cosa lì per lì non mi sconvolge: è una provocazione, fa un ottimo effetto nel contesto, mi piace. 


Ripensandoci una seconda volta, qualche perplessità comincia a spuntarmi: un pezzo di questo tipo, pur all'interno della spettacolare sfilata, non è un po' lontano dal sacro "less is more" di Coco? In più Chanel è Chanel, il mito assoluto, non ha alcun bisogno di strafare.
Qui invece il "more" ha preso decisamente il sopravvento, e quindi mi applico in qualche ricerca sul web. Scopro così che anche se tutti la chiamiamo borsa hula hoop, l'oggetto vintage alla "Happy Days" non c'entra nulla: il titanico cerchio si riferisce ad una lente di ingrandimento, puntata su una delle borse icona del nostro tempo per esplorarla e metterla ancora più in luce.
Ecco, qui le perplessità diventano fortissimi dubbi: cosa avrà mangiato Karl a pranzo il giorno che ha disegnato questa borsa, per partorire una tale complessità (leggi trip mentale)?
Mentre sto quindi valutando la possibilità di prendere l'ultima efficace ed equilibrata dieta propostami dalla nutrizionista, farne un pacchettino e spedirlo alla sede di Chanel con tanti saluti e complimenti a ma chere Karl, prima di chiudere il browser noto che ci sono valanghe di commenti su questa borsa.

Su quanto è bella, unica e assolutamente must have della prossima estate, un capolavoro, un gioiello per ogni fashionista.

NO, MA SCHERZIAMO?
Finchè stavamo parlando di una più o meno bella trovata da sfilata, anche di un pezzo simbolico ed artistico dedicato a uno dei brand più importanti della storia della moda contemporanea, va tutto bene, ma davvero davvero qualcuno l'ha presa sul serio in considerazione e se la vuole METTERE? 
Il discorso cambia completamente. La moda è arte, propone e provoca, e la sfilata è il suo momento per farlo: ma è anche consapevole che fra le suggestioni che lancia, e gli abiti che davvero fanno la quotidianità delle persone, può e deve esserci una dovuta differenza. Nessuno stilista, per quanto importante, dotato e creativo, può permettersi di dimenticare che la vita di tutti i giorni non è una passerella, ed è fatta anche di piccoli gesti e di comodità.
Ed in questo caso non è certo Karl Lagerfeld che se lo dimentica, ma proprio chi dovrebbe ricordarglielo: il suo pubblico. Compare infatti più in là nella sfilata quello che è il pezzo "reale" della borsa hula hoop: la sua versione micro bag, simpatica, portabile, VERA.
Mantiene tutto il significato della sua scenografica madre-icona, ed entra nei nostri guardaroba senza alcune difficoltà: la possiamo far mettere anche alla signora Pina della porta accanto.


Sono quindi davvero basita dai commenti che ho ritrovato pressochè su tutti gli altri blog, anche sotto gli articoli di chi giustamente, con un minimo di sale in zucca, polemizzava appunto sull'opportunità di proporre un accessorio del genere.

Essere fashion victim non significa accettare tutto quello che viene proposto: tanto più non saper distinguere cosa ci viene presentato sul serio, e cosa è solo scena, simbolo, opera d'arte unica e non riproducibile. Eppure sono pronta a scommettere che se questo pantagruelico hula hoop fosse inviato omaggio alle nostre fashionblogger o a qualche starletta o presunta tale in cerca di maggior visibilità, queste ultime tutte ci andrebbero in giro come niente fosse, ad alto rischio di ridicolo, sostenendo pure che è "comodissimo", "resistente", "adatto ad ogni outfit"...

(Che forse ripensandoci non è neanche tanto lontano dal vero. Immagina far rotolare il MacBook fino in ufficio invece che portarlo a tracolla, quanto sarebbe più pratico. In fondo l'invenzione della ruota ha cambiato la storia dell'uomo. Magari due righe a Karl gliele scrivo anch'io, dopotutto.)





2 commenti:

  1. Questo post è assolutamente perfetto. Intelligente e obiettivo. Finalmente qualcuno che comprende che c'è differenza tra provocazione e realtà!

    E parlo di tutte quelle ragazze -come tu hai perfettamente detto- che solo perché qualcosa è stato visto in passerella si autoconvincono della sua bellezza e portabilità. A priori!

    Ma parlo anche di tutto quell'altro versante di persone che giudica questo oggetto così come ogni altra forma di provocazione della moda, anche in questo caso a priori, senza capirne le motivazioni.

    Sono atteggiamenti del tutto superficiali. E' così difficile capire che la moda è anche -e soprattutto- provocazione? E stiamo parlando di ALTA MODA, non della quotidianità. Stiamo parlando di ciò che uno stilista crea, dei messaggi che vuole inviare, delle reazioni che vuole provocare durante il suo personalissimo spettacolo. La borsa hula hoop è bella, senza dubbio. Ma ciò non significa che sia portabile. Infatti, come hai detto tu, c'è la versione mini. La versione da "fuori dalla passerella".

    Per quanto riguarda la questione Coco, a mio avviso non so se l'avrebbe approvata come oggetto in sè e per sè. Effettivamente va oltre i canoni di bellezza da lei sempre proposti. Ma credo che avrebbe apprezzato la genialità artistica e l'eleganza ravvisabili in un oggetto così... macroscopico. E poi c'è l'impronta di Karl che giustamente deve farsi notare :)

    http://almenounmilionediscale.blogspot.it/

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  2. Ciao Alessandra, grazie per il tuo commento, ma soprattutto GRAZIE perchè sei un'altra testa pensante in merito!
    Mi piacerebbe vedere/leggere più critica e più pensiero da parte di tutti quelli che decidono di occuparsi di moda, che siano delle autorità in materia o anche dei semplici amatori: in fondo la sfilata è lì per questo, come dici tu, provocare e lanciare messaggi.

    Il bello sta nel rilanciarli e discuterli, non nell'accettarli a priori!

    Ps: ho dato una scorsa al tuo blog, il report della Paris Fashion Week mi è piaciuto molto, complimenti :)

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